Con l’arrivo dei Meta Quest 3 si attendono altri episodi in cui la privacy altrui non viene rispettata. Un po’ come succedeva con i Glassholes
Sta succedendo: le persone tornano a camminare nei luoghi pubblici indossando un computer facciale per registrare video. Solo che questa volta il computer facciale è venduto da Meta, non da Google.
Gli appassionati di tecnologia sono in fermento perché i “Meta glassholes” stanno lasciano il segno nel regno digitale.
Ma cosa significa questo termine tanto simile alla parola(ccia) inglese asshole? E da cosa ha avuto origine?
Questi occhiali futuristici, una creazione di Meta Platforms Inc., chiamati “Quest 3”, stanno facendo scalpore per le loro esperienze immersive di realtà aumentata.
Dotati di una tecnologia all’avanguardia, i Meta Quest 3 trasportano chi li indossa in un mondo in cui la realtà e il dominio digitale si fondono perfettamente, offrendo un assaggio di quello che potrebbe essere il futuro dell’informatica.
Gli utenti possono ora interagire con uno strato virtuale sovrapposto al mondo reale, rivoluzionando il modo in cui percepiscono e interagiscono con l’ambiente circostante.
Dai giochi alle applicazioni per la produttività, le possibilità sembrano infinite con questi innovativi, ma prevedibili, gadget indossabili.
Mentre l’entusiasmo cresce, anche i dibattiti sulla privacy e sull’etica stanno prendendo piede.
I critici esprimono preoccupazione per le potenziali intrusioni nello spazio personale e per la sicurezza dei dati, dal momento che i Meta Quest 3 catturano esperienze e interazioni in tempo reale non solo di chi li indossa, ma soprattutto di chi li circonda.
Nonostante questo, lo strumento ha sicuramente fatto breccia nella comunità tecnologica, scatenando – oltre che una serie di dibattiti accesi – una nuova ondata di innovazione e di esplorazione digitale.
Naturalmente, un assaggio di questa “nuova” era lo abbiamo già avuto: un decennio fa l’opinione pubblica si è scagliata contro i Google Glass, in particolare i proprietari di esercizi pubblici si sono schierati contro la tecnologia.
Ristoranti, cinema, casinò, bar e altri esercizi pubblici ne vietarono del tutto l’uso del dispositivo. Una donna venne presumibilmente aggredita perché indossava i Google Glass a San Francisco, mentre un pioniere dell’XR è stato aggredito a Parigi mentre utilizzava un dispositivo simile.
Ma è stato un decennio fa, ed è incontrovertibile che nel tempo la nostra definizione di privacy, la nostra tolleranza per la fotografia pubblica e la nostra resistenza alla tecnologia indossabile sono cambiate notevolmente da quando Google ha introdotto i Glass.
Forse questa volta non sarà un problema? Le fotocamere degli smartphone sono ormai la norma e le piccole imprese spesso traggono vantaggio da un influencer che passa di lì, anche “senza permesso”.
Ci si chiede però se Meta fosse pronta a fare dei Quest 3 il dispositivo preferito dai glassholes. E qui veniamo a questo gentile termine.
Il termine “glasshole” ha avuto origine proprio quando Google ha lanciato i suoi Google Glass, dieci anni fa.
Per l’occasione, sul sito ufficiale di Google sono state inserite alcune regole da seguire quando si indossano i Google Glass, fornendo consigli che sarebbe opportuno tenere a mente, specialmente in luoghi pubblici.
È stato in quel momento che la società ha coniato il termine “glasshole,” un neologismo volgare, per prendere di mira i primi fortunati possessori delle Explorer Edition dei Google Glass.
Il termine viene dalla crasi tra Glass (“vetro”), e asshole (la nostra parolaccia che comincia per “s” e si riferisce a qualcuno di davvero poco carino nei nostri confronti), e ciò che Google voleva indicare clonandolo era “qualcuno che usasse il nuovo strumento in modo irrispettoso e, per l’appunto, da “s…zo”.
Uno dei principali suggerimenti forniti dalla società di Mountain View fu di esplorare il mondo circostante con i Google Glass. Questo perché i nuovi occhiali offrirono un punto di vista unico rispetto ai dispositivi mobili tradizionali, consentendo agli utenti di svolgere varie attività senza distogliere l’attenzione dalla realtà circostante.
L’invito, tuttavia, era quello utilizzare il dispositivo in modo efficace senza perdere il contatto con l’ambiente circostante.
I Google Glass al tempo integrarono anche i comandi vocali, consentendo di sfruttare le loro funzionalità in situazioni speciali in cui l’uso di dispositivi tradizionali sarebbe stato impraticabile.
Attraverso il controllo vocale, gli utenti potevano trarre vantaggio dalle funzionalità degli occhiali durante attività come il golf, la preparazione dei pasti o la cattura di foto da prospettive altrimenti impossibili.
Tuttavia, alcuni utilizzi dei Google Glass richiedono l’approvazione delle persone coinvolte.
In particolare, fu stato evidenziato che l’uso di questi occhiali per scattare foto o registrare video senza il consenso delle persone interessate non fosse etico né legale. Prima di effettuare tali operazioni, era dunque fondamentale chiedere il permesso alle persone coinvolte.
Oltre a suggerire cosa fare con i Google Glass, l’azienda aveva elencato anche una serie di comportamenti da evitare.
Ad esempio, i Google Glass non sono stati progettati per un uso prolungato ma per l’accesso a informazioni rapide. Di conseguenza, l’azienda aveva ironicamente avvertito che guardare per lunghi periodi attraverso il prisma dei Google Glass potrebbe far sembrare strani agli altri. L’uso intensivo di tali occhiali per leggere opere lunghe come “Guerra e Pace” venne ironicamente scoraggiato, con la raccomandazione di svolgere tali attività su schermi più ampi.
I Google Glass, in altre parole, dovevano essere utilizzati in situazioni in cui i dispositivi tradizionali non erano appropriati o ancora poco performanti. Tuttavia, era molto importante farlo in modo responsabile, come sottolineava la stessa casa madre.
Il consiglio era fondamentalmente quello di essere gentili con gli altri e spiegare il funzionamento dei Google Glass, evitando di comportarsi in modo invadente o arrogante, comportamento che poteva fomentare il termine “glasshole”.
Tuttavia, il termine è stato usato in diverse occasioni, dato che ci sono stati i atteggiamenti o avvenimenti maleducati e irrispettosi da parte degli utenti.
Tornando ad oggi e all’ultimo modello di Meta, il Quest 3 non sembra avere linee guida simili condivise e suggerite tramite i siti ufficiali.
Dobbiamo dunque aspettarci ora una generazione di Metasshole?
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