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Musk ha condannato Twitter? X vale sempre meno

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Matteo Runchi

X, il social precedentemente conosciuto come Twitter, ha perso buona parte del suo valore da quando Elon Musk lo ha comprato.

Elon Musk aveva acquistato Twitter per 44 miliardi di dollari a ottobre del 2022. A luglio ha ribattezzato la piattaforma X, ma una recente stima di Fidelity ha posto il valore della società attorno a 12,5 miliardi di dollari. Si tratta di oltre il 70% in meno del valore d’acquisto. Quali sono i problemi del social e perché continua a perdere valore?

X ha perso il 70% del suo valore

Il social X ha perso il 70% del suo valore secondo una stima della società Fidelity. Dai 44 miliardi pagati da Elon Musk a fine 2022, la piattaforma ne varrebbe ora soltanto 12,5. Quello che un tempo era conosciuto come Twitter non è riuscito a diventare un social in grado di generare denaro come l’imprenditore sudafricano avrebbe voluto.

La compravendita di Twitter era cominciata in maniera rocambolesca. Le prime avvisaglie della volontà di Musk di comprarlo si sono manifestate proprio sul social. In un sondaggio ai suoi follower, l’imprenditore aveva chiesto un’opinione sull’operazione. Dopo il risultato favorevole, nei mesi successivi Elon Musk si era messo in atto per ottenere il denaro necessario, 44 miliardi di dollari.

Unsplash @ Julian Christ | sitiwebok.it

Durante una fase piuttosto avanzata dell’operazione però, con l’acquisto già approvato dal consiglio di amministrazione, Musk ha manifestato la volontà di tirarsi indietro. Era però troppo tardi e i proprietari di Twitter lo obbligarono a portare a termine l’acquisto per la cifra pattuita. Da quel momento il proprietario di Tesla ha cominciato a apportare grandi cambiamenti.

Prima di tutto ha tagliato radicalmente lo staff, per poi rimuovere molte delle linee guida di moderazione. Nella sua idea di social network, questo avrebbe dovuto stimolare una conversazione migliore, ma la scelta si è presto rivoltata contro la stessa compagnia.

Da Twitter a X, la fuga degli inserzionisti

Arriva così il cambio di nome, da Twitter a X, lettera già presente nella compagnia di lanci spaziali Space X e vecchio pallino di Musk fin dai tempi di PayPal. Nel frattempo però le nuove regole di moderazione hanno favorito il proliferare di contenuti controversi sul social, una circostanza che come noto non piace agli inserzionisti.

Chi compra pubblicità è il principale finanziatore dei social network. Si tratta di grandi aziende che non vogliono che i loro marchi finiscano vicino a contenuti che ritengono sconvenienti. Questo le ha portate a fuggire da X, abbandonando la piattaforma che si è ritrovata a perdere buona parte dei propri introiti. L’inserimento della “spunta blu” a pagamento non ha compensato queste perdite.

Musk è stato costretto a dimettersi dal ruolo di CEO, cioè di amministratore delegato. Al suo posto è arrivata Linda Yaccarino. Ex pubblicitaria, esperta di marketing, Yaccarino ha il difficile compito di trovare un compromesso con le grandi aziende per farle tornare sulla piattaforma. Al momento però non sta avendo successo. Di recente Disney, IBM e altri grandi marchi hanno annunciato che non utilizzeranno più X per la loro pubblicità.

Unsplash @ Alexander Shatov | sitiwebok.it

Per questa ragione X ha perso il 70% del suo valore. Se non dovesse essere in grado di invertire la tendenza, Elon Musk si ritroverebbe ad aver speso 44 miliardi di dollari per una compagnia quasi priva di valore.

Matteo Runchi

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