OpenAi, la società che ha creato il chatbot di intelligenza artificiale ChatGPT, sarebbe al lavoro su un motore di ricerca capace di competere con Google. Lo riferisce il magazine The Information. Il nuovo servizio sfrutterebbe l’intelligenza artificiale per restituire migliori risultati all’utente.
Secondo la stessa fonte, il sistema poggerebbe in parte sulla tecnologia di Bing, il motore di ricerca targato Microsoft. L’azienda di Bill Gates infatti è tra i principali partner di OpenAi. Bing offre già un servizio basato sull’Ia attraverso Microsoft Copilot, lo strumento che combina i modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) con i dati aziendali e le app di Microsoft 365.
Al momento Copilot è disponibile tramite Copilot pro, un abbonamento premium che porta le funzionalità di AI generativa di Copilot agli abbonati Microsoft 365 Personal e Family, nonché alle aziende di ogni dimensione all’interno dei piani Microsoft 365 Business Premium e Business Standard. “Addestrato” sulla totalità dei dati aziendali – comprese le e-mail, le riunioni, le chat, i documenti – oltre al web, Copilot per Microsoft 365 promette di ridurre sensibilmente il tempo impiegato per le attività di routine nelle imprese e nelle organizzazioni, come le sintesi delle riunioni su Teams o l’analisi di grandi quantità di dati su Excel.
L’intento però, attraverso il nuovo motore di ricerca, sembra essere quello di rendere questa funzionalità autonoma ed indipendente, ponendosi quindi su un piano di confronto diretto con il servizio fornito da Google. Non si tratta certo dell’unico rivale per il colosso di Mountain View, ma potrebbe essere il primo in grado di rappresentare un serio grattacapo per Big G. Nonostante siano sempre più numerosi i servizi e i prodotti forniti da Google, il core business dell’azienda resta il motore di ricerca, da cui peraltro ricava buona parte dei suoi guadagni grazie alla pubblicità.
La notizia di un potenziale competitor sviluppato da OpenAi è bastata a far scendere le quotazioni in borsa dell’azienda di Mountain View, che a sua volta pochi giorni fa ha annunciato novità nel campo dell’Ia: da un lato Bard, l’assistente basato sull’intelligenza artificiale di Google, si chiamerà Gemini; dall’altro è stato lanciato Gemini Advanced, che dà accesso a Ultra 1.0, il modello di intelligenza artificiale più grande e capace targato Google.
Difficile dire però se il nuovo browser abbia realmente la possibilità di scalfire l’egemonia di Google. Egemonia che è al centro di un procedimento penale negli Stati Uniti. Secondo il Dipartimento di Giustizia americano, Google detiene il monopolio del mercato dei motori di ricerca e abusa della sua posizione per ostacolare i concorrenti, attraverso accordi tra aziende che di fatto non metterebbero l’utente in condizione di fare una scelta autonoma. Secondo l’accusa Google, che detiene circa il 90% del mercato della ricerca, ogni anno versa illegalmente 10 miliardi di dollari ai produttori di smartphone come Apple e alle società di telecomunicazioni come AT&T in modo da essere il motore di ricerca predefinito sui loro dispositivi. A fare da ostacolo ai nuovi provider c’è anche un’abitudine consolidata tra gli utenti. “Ti alzi la mattina, ti lavi i denti e cerchi su Google”, ha sintetizzato il ceo di Microsoft, Satya Nadella, chiamato sul banco dei testimoni dell’accusa, in un riferimento al dominio di Google nell’ambito della ricerca sul web.
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