Filippine e Nuova Zelanda i primi Paesi a sperimentare la novità. L’abbonamento costerà meno di un dollaro all’anno. Musk: “Servirà a ridurre e spam ebot”
Per continuare a usare X, la creatura di Elon Musk, si dovrà pagare. Almeno in Nuova Zelanda e nelle Filippine. Un abbonamento annuale di circa un dollaro per l’utilizzo di funzionalità base come la pubblicazione di post.
Per i due Paesi di tratta di un primo test del programma ribattezzato “Not a bot”. I nuovi utenti che si iscrivono alla piattaforma dovranno pagare rispettivamente circa 0,75 e 0,85 dollari ogni anno. In alternativa avranno la possibilità di iscriversi al servizio Premium di X. Per tutti gli altri resta la versione di “sola lettura”: si può solo guardare i video, leggere i post e seguire gli account, senza la possibilità di interagire sulla piattaforma.
Il nuovo programma “è stato sviluppato per migliorare i nostri sforzi per ridurre lo spam, la manipolazione sulla nostra piattaforma e l’attività dei bot“, ha spiegato la società, precisando che non si tratta di “un driver di profitto”.
Al momento non è chiaro perché il tycoon abbia scelto proprio le Filippine e la Nuova Zelanda per testare il nuovo programma. L’ipotesi più accreditata è che nei due Paesi si registri un tasso elevato di bot e spam.
Da mesi Elon Musk aveva manifestato la volontà di rendere la piattaforma a pagamento. Una mossa che, secondo gli analisti, oltreché più che favorire la lotta ai bot e allo spam, servirebbe a far confluire un po’ di soldi nelle casse della società appesantita dai debiti dopo l’acquisizione per 44 miliardi di dollari da parte del proprietario di Tesla e XSpace. Senza contare la fuga degli inserzionisti registrata nell’ultimo anno.
Si tratta dell’ultima novità di una serie di cambiamenti apportati da Musk da quando ha preso le redini della società prima nota come Twitter. Dalla spunta blu di verifica a pagamento alla visualizzazione delle notizie senza titolo.
Nell’ultimo anno, complici anche il drastico taglio dei dipendenti, inclusi quelli dedicati al monitoraggio, sulla piattaforma sono proliferati disinformazione e contenuti che incitano alla violenza.
Per questo il social network è finito nel mirino dell’Unione europea. Appena una settimana fa il commissario Ue per il Mercato unico Thierry Breton ha inviato una lettera al proprietario di X dando al tycoon un “ultimatum” di 24 ore per rispondere in modo “preciso e completo” alle accuse sulla diffusione di “contenuti illegali e disinformazione” che riguardano il conflitto tra Israele e Hamas. Breton minaccia l’apertura di un‘indagine e l’imposizione di sanzioni, in caso di “non conformità” con le regole Ue.
Poco prima era stata la volta della Commissione europea, che alla fine di settembre ha diffuso il rapporto sullo stato di attuazione del “Codice di condotta sulla disinformazione” firmato dai principali operatori digitali e dal quale la piattaforma del tycoon si è ritirata lo scorso maggio. Secondo l’esecutivo comunitario, è su X che si concentra “il più alto tasso di false informazioni” mentre il social network ha mostrato scarsissimo impegno sul fronte del contrasto alle notizie false.
Due giorni fa anche il regolare australiano ha bacchettato la società di Musk infliggendo una multa da 610mila dollari per non aver collaborato a un’indagine contro la diffusione di materiale pedopornograifco online.
Il nuovo programma arriva dopo la recente introduzione di X Premium, un abbonamento che con 8 dollari al mese – o 84 dollari all’anno – offre agli utenti meno pubblicità, la spunta blu e la possibilità di modificare i post. I contenuti condivisi dagli utenti premium inoltre vengono premiati dall’algoritmo della piattaforma. “La ragione più importante per cui ci stiamo muovendo verso un piccolo pagamento mensile per l’uso di X è che è l’unico modo che mi viene in mente per combattere vasti eserciti di bot”, ha spiegato Musk lo scorso settembre.
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